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Quando il mio bimbo tarda a parlare...

Come ben sappiamo i nostri bambini producono le prime parole ad un’età molto variabile che in media può essere fissata tra gli 11 e i 13 mesi. Ma esiste anche una categoria di bambini che iniziano a sviluppare il linguaggio tra i 24 e i 36 mesi, questi sono i cosiddetti bambini ”parlatori tardivi” (PT).

I "Late Talkers", per usare l’acronimo inglese, sono quei bambini che da un punto di vista diagnostico non presentano deficit nelle aree uditiva, cognitiva e relazionale, ma sviluppano il linguaggio in un momento in cui la maggior parte dei loro coetanei è già in grado di utilizzarlo come uno strumento privilegiato per comunicare con gli altri.

I criteri condivisi in ambito scientifico per identificare un bambino PT riguardano principalmente :

-La dimensione del vocabolario (meno di 50 parole differenti dette dal bambino all'età di 24 mesi);

-La mancanza della combinazione di più parole in un unico enunciato.


Ma molto spesso, i genitori dei bambini PT ci riportano anche altri dati interessanti che possono essere considerati come dei campanelli d’allarme a cui prestare attenzione, quali :

-La comparsa delle prime parole avvenuta intorno ai 15-18 mesi, o anche più in là;

-L’incremento del vocabolario molto lento: poche parole nuove al mese;

-Nessuna “esplosione del vocabolario” ma una crescita lineare.

Si è visto poi nella clinica quotidiana, come molti bambini che iniziano a parlare più tardi rientrano verso i 30 mesi in un range di normalità. Molti, ma non tutti, solo il 50% dei piccoli individuati come parlatori tardivi a 24 mesi mostrano poi dopo i 30 mesi di aver recuperato spontaneamente.

Diversi studi infatti hanno dimostrato come 16% dei late tolkers abbiano ancora un vocabolario sotto le 50 parole verso i 30 e 35 mesi.

È importante quindi individuare precocemente la presenza di un ritardo del linguaggio espressivo attraverso un’attenta osservazione da parte di noi adulti dei nostri bambini, la messa in atto in ambito familiare di attività adeguate alla situazione ed eventualmente anche l’intervento da parte di un esperto.


Personalmente ritengo sia meglio scoprire di essersi allertati per nulla piuttosto che scoprire tardi un disagio o una difficoltà evolutiva nel nostro bambino.


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