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INFANZIA E ALIMENTAZIONE - VICENZA, 12 GENNAIO 2015 -


E' il tormento di ogni genitore: l'alimentazione del proprio figlio. Il bimbo che non ne vuole sapere di essere svezzato e regolarmente sputa tutta la pappa. Oppure quando diventa più grandicello, mangia pochissimo. Oppure al contrario non la smette mai di mangiare.

Affrontando il tema del cibo, dell’alimentazione e della nutrizione non si può dimenticare di un aspetto intrinseco fondamentale, alla base di ogni crescita individuale: la relazione


Presso il Centro Medico Rindola, si è affrontato assieme alle mamme proprio questa interessante tematica iniziando la nostra serata confermando da un punto di vista nutrizionale la qualità del latte materno, il quale, come sapete, risulta essere l'alimento più raccomandabile per il neonato, in quanto fornisce tutti gli elementi nutritivi ma soprattutto li contiene nelle giuste proporzioni; non dimenticando i molteplici benefici apportati: protezione dalle allergie, meno problemi dentari, migliore protezione dalle infezioni. Aldilà di questo è fondamentale il “come” il neonato viene allattato (indipendentemente dal latte utilizzato: sia esso materno o artificiale): in entrambe i casi si vive un’ esperienza primaria dell’interazione, il che vuol dire incontrare la mamma, chi si prende cura del bambino, porsi in relazione, accettare, fidarsi, conoscere, sperimentare… Il cibo e l’alimentazione sono importanti non solo per lo sviluppo fisiologico del bambino né per la semplice soddisfazione del bisogno biologico ma sono fin da subito un atto sociale e di comunicazione, un atto relazionale carico di informazioni, di significati e di emozioni. Essi sono mediatori della relazione tra noi e il mondo esterno, in particolare nei bambini piccolissimi l’introduzione del cibo (latte) è la prima esperienza di separazione tra sé e non sé (mamma). Nei neonati prima e nei bambini dopo, il cibo è veicolo della relazione tra mamma e bambino, permette lo scambio relazionale, assumendo un carattere di piacere perché soddisfa i bisogni primari della fame e del prendersi cura: questo definirà le basi per lo sviluppo della relazione di attaccamento della diade bambino-mamma.

Altro momento importante nella vita alimentare del bimbo è lo svezzamento, quel passaggio graduale e progressivo all'assunzione di alimenti solidi e liquidi, per un progressivo aumento dei fabbisogni energetici del giovane organismo, che cambiano anche in termini qualitativi. Importante considerare di non iniziare lo svezzamento prima del 4° mese di vita: l'apparato digerente del piccolo non è ancora pronto per accogliere cibi diversi dal latte. In questo caso è necessario procedere con gradualità introducendo nell'alimentazione del bambino sempre un alimento per volta; se avete qualche dubbio fidatevi del vostro pediatra di fiducia!

Dal compimento del primo anno di vita del bebè e successivamente, avviene il passaggio graduale all’alimentazione familiare. La maggior parte dei bambini ha già i denti ed è in grado, oltre al latte e alle pappe, di provare gli alimenti consumati in famiglia. Nei primi tempi prestate particolare attenzione agli alimenti nuovi, forniteglieli in piccole quantità; considerate cibi semplici e non troppo elaborati; non pretendere che mangi con voi da subito; cercate di mantenere la regolarità rispetto agli orari. Evitate i cibi fritti, piatti troppo elaborati e bevande gassate; non forzate quando rifiuta.

Molto spesso si verifica una selettività per alcuni tipi di cibi: non drammatizzate se il nostro cucciolo chiede i soliti pochi alimenti ma allo stesso tempo abituatelo alle regole della famiglia… il momento del pasto dovrebbe essere un fatto normale. Vi invitiamo a fare un piccolo gioco con i vostri bimbi: ad occhi chiusi annusate varie erbe aromatiche e cercate insieme di indovinare di quale si tratta!


Considerate che l’alimentazione è un mezzo importante per comunicare il bisogno fisiologico di affermazione di sé perché entrano in gioco la cura, le attenzioni per gli altri e le relazioni interpersonali.

Spesso durante i pasti emergono conflitti grazie ai quali i bambini, soprattutto se piccoli, richiamano o spostano l’attenzione; gli adulti sono “reclamati” a rispondere adeguatamente ai bisogni emotivi espressi: purtroppo l’ esigenza di consumare pasti veloci, semplici ed economici rischia di far ricercare soluzioni altrettanto veloci, semplici ed economiche ai problemi che hanno a che fare con la sfera emotivo-affettiva del bambino…andando a costruire pian piano delle spaccature tra la richiesta e la risposta.

Cibo come strumento di comunicazione di una sofferenza

Le alterazioni del comportamento alimentare sono sintomi che comunicano un senso e un significato all’interno di quel specifico contesto familiare: il bambino attiva una continua ricerca di una situazione primordiale di non-separazione; quando si rifiuta di mangiare a scuola sperimentando dolori alla pancia, e non vi sono elementi per una diagnosi di patologia somatica, è necessario impegnarsi in una decodifica; c’è dell’altro!

Anche nel periodo della pubertà-adolescenza l’equilibrio, raggiunto precedentemente, è sconvolto sui vari piani dell’identità corporea, sociale – relazionale, costituendo una ripresa dei conflitti e ansie infantili, verso i quali l’adolescente si organizza in una serie di protezioni, fra le quali in prima linea i disordini alimentari.

Non considerare l’importanza degli aspetti psicologici relazionali legati al cibo può portare a condizioni psicologico/affettive patologiche, ne sono un esempio i disturbi del comportamento alimentare e le significative forme di obesità nell’infanzia e nell’adolescenza.


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